WhatsApp, le chat dei genitori fanno male ai figli

Corriere della Seradi Claudia Voltattorni
Quindi, stop ai genitori che corrono in soccorso se il figlio dimentica la merenda o che passano il pomeriggio a chiedere le foto delle fotocopie «perché ho la figlia distratta». Così «non si fa il bene dei ragazzi, li si danneggia, lasciamoli crescere, è proprio alle scuole medie che cominciano a imparare le regole».

Anche perché «in classe ci vanno i figli, non padri e madri», considera anche Daniele Novara, pedagogista, scrittore e direttore del Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti di Piacenza, nonché fondatore della «Scuola dei genitori».


Novara ricorda invece che «il ruolo del genitore è di creare le condizioni perché il figlio frequenti la scuola, non frequentarla al suo posto: questa è un’indebita ed eccessiva intromissione che non va bene e che spesso viene legittimata dalla scuola: l’equivoco più grosso sono i gruppi WhatsApp di genitori e docenti». Invece i ragazzi hanno bisogno di chiarezza, «di distinzione netta dei ruoli», aggiunge la psicoterapeuta Maria Rita Parsi.

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