Informatica, bella e difficile: tre linee guida per insegnarla

Agenda Digitaledi Giovanni Salmeri, docente di filosofia a Roma Tor Vergata
L’informatica rende le cose più facili, eppure è la tecnologia più complessa mai elaborata dall’umanità: richiede capacità di capire e di immaginare, di parlare con chiarezza di ciò che si fa, di collaborare in maniera armonica.
L’informatica offre molto: ma nulla è gratis. Ma in quale modo una didattica dell’informatica può percorrere questa strada?

… molto raramente vengono sottolineati i legami tra informatica e linguaggio naturale. Ebbene, per la gioia degli insegnanti di Lettere, ricordiamo che il legame c’è ed è strettissimo. Non tanto perché per programmare si usano «linguaggi»; ma piuttosto perché la capacità di descrivere e spiegare a parole ha una connessione stretta con la capacità di programmare. La chiarezza, l’eleganza, l’assenza di ripetizioni, per esempio, ciò che qualsiasi manuale di bella scrittura insegna (o insegnava), sono doti che valgono ancora di più per un programma informatico. È indubbiamente per questo che uno dei padri nobili dell’informatica, Edsger Dijkstra, affermava che una profonda conoscenza della propria lingua materna è il primo prerequisito per un buon programmatore.

Capacità di capire e di immaginare, di parlare con chiarezza di ciò che si fa, di collaborare insieme in maniera armonica: l’informatica è anche questo, e questo può essere insegnato, sia pure ad un livello elementare.

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