L’eredità della DAD: proposte per rinnovare le metodologie didattiche

La lezione segmentata 

Chiunque si occupa di formazione sa che la capacità di attenzione dei discenti è limitata nel tempo: dopo circa venti minuti dall’inizio di una lezione si avvertono evidenti cali dell’attenzione; inoltre la nostra mente non è avvezza a elaborare un flusso continuo di nozioni, bensì suddivide l’informazione ricevuta in segmenti (chunks) o pacchetti.

Affinché siano garantiti il pieno coinvolgimento e la continua interazione con gli studenti le lezioni necessitano di ritmi rapidi e ben scanditi, intervallando i momenti trasmissivi con attività che consentano la rielaborazione e l’applicazione delle conoscenze acquisite (il cosiddetto apprendimento attivo).

Partendo da questi presupposti, il modello della Lezione Segmentata consiste nella suddivisione della lezione (55/60 minuti) in segmenti didattici, della durata di massimo quindici minuti, che potrebbero essere così strutturati:

(P) – Richiamo delle preconoscenze sull’argomento della giornata (cinque minuti);
(L) – Lezione vera e propria diretta dal docente (dieci o quindici minuti);
(A) – Attività con studenti divisi in coppie o piccoli gruppi  (dieci o quindici minuti);
(R) – Fase di restituzione (cinque minuti);
Nuovo segmento L+A+R (non più di venti minuti);
(C) – Conclusione dell’incontro (cinque minuti).

La lezione diretta dal docente (L) deve mantenere un certo grado di complessità senza semplificazioni sproporzionate: una corretta segmentazione, infatti, deve fornire un quadro d’insieme rigoroso per poi procedere con approfondimenti via via successivi.

L’efficacia di una lezione dipende fortemente dalle attività svolte in prima persona dagli studenti (A), ovvero dal tempo dedicato al cosiddetto apprendimento attivo: è fondamentale favorire la discussione e l’interazione tra pari.

Sono svariate le attività di breve durata utili per sviluppare un sano apprendimento attivo:

  1. assegnazione di esercizi, anche a tipologia aperta, da svolgere in gruppo con la supervisione dell’insegnante;
  2. creazione di mappe o tag-cloud per fissare meglio i concetti fondanti;
  3. discussione aperta su un determinato argomento;
  4. esercizi individuali o di gruppo per rafforzare le abilità metacognitive.

E’ quanto mai opportuno favorire un lavoro interattivo integrando il tutto con risorse digitali: slide, video, bacheche virtuali, wiki, quiz interattivi; il digitale non deve essere visto come uno strumento per “tenere sveglia” la classe, ma un ausilio agile e coinvolgente per favorire la partecipazione di tutti al lavoro d’aula.

Da non sottovalutare infine la fase conclusiva (C): una, seppur breve, valutazione formativa, tramite post-it o messaggi nella bacheca virtuale, consente di identificare i punti di difficoltà o di forza. Analizzando i feedback acquisiti si potrà orientare l’incontro successivo e determinare una eventuale suddivisione in gruppi omogenei.

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